Ciao!
Ti scrivo dalla biblioteca, dopo non esserci venuto per un bel po’. La scorsa estate, nell’Upper East Side, ci andavo quasi ogni giorno a scrivere. Negli ultimi mesi, invece, è capitato più raramente, finché non ho perso l’abitudine. Ora sto provando a riprenderla e devo dire che mi sento già meglio. Alle storie fa bene stare in mezzo ad altre storie.
Dato che a New York sembra finalmente arrivata la primavera, ogni minuto non trascorso all’aperto sembra un sacrilegio, perciò devo aggrapparmi forte alla motivazione per rimanere seduto al chiuso a lavorare. Ho imparato con le cattive come funziona marzo e ho deciso che è tra mesi peggiori, almeno per me. Lungo e stancante, è come la prima vera curva che incontri poco dopo la partenza, quando credevi di poter andare avanti senza grossi problemi, sulla spinta dell’entusiasmo.
Così, ecco che entri o troppo forte o troppo piano, rischiando subito di rovinarti il viaggio. In un modo o nell’altro sono riuscito a superare la curva e tengo le mani strette attorno al volante, così evito di vederle tremare e al tempo stesso posso mantenere meglio il controllo.
Mentre i fiori sbocciano ovunque, New York si è data da fare per non annoiare, tra il terremoto e l’eclissi (se vuoi saperne di più, ti consiglio di leggere l’ultima newsletter di Simona Siri, che racconta sempre bene ciò che succede in città e non solo qui). Per questo, come ti dicevo, mi è servita parecchia motivazione per concentrarmi sulla scrittura, ma per fortuna i risultati sono arrivati.
Stamattina, infatti, mi sono svegliato molto presto e, dato che non riprendevo sonno, ne ho approfittato per inserire le ultime modifiche al nuovo romanzo. Dopo cinque stesure, editing, revisione post-beta reader, rilettura su carta e altri aggiustamenti qua e là, ho sentito una bella leggerezza invadermi e accompagnarmi durante l’ultima lettura.
Nei mesi scorsi, ti ho raccontato un po’ la mia difficoltà nel rimanere con questa storia per troppo tempo, in un’oscillazione continua tra certezza e incertezza, voglia di finire e voglia di rimandare. Be’, finalmente ho capito che ci siamo e mi sento sereno (per ora). Soprattutto, ho accettato l’idea che nessuna storia sia davvero perfetta e che la perfezione in sé, quando si scrive, sia di fatto un obiettivo sbagliato. L’obiettivo, semmai, è la condivisione.
Mi sono detto, credendoci, che soltanto l’idea di condividere questa storia e i suoi personaggi mi dà una vertigine, di quelle che si hanno davanti alle cose belle, che ti emozionano. Perciò, perché rimandare tutto questo? Perché privarmene?
Per scrivere questo romanzo ho abitato e interrogato luoghi spiacevoli come l’idea di fallimento, il rimpianto, la solitudine. Ho anche studiato l’orario dei treni notturni Milano-Roma, i legni migliori per costruire le chitarre, e mi sono divertito a inventare titoli di canzoni, a scriverne qualcuna e ad ascoltare tanta bella musica, come non facevo da una vita.
È stato un viaggio lungo che ho dovuto fare da solo, per arrivare dove sono ora. Così adesso mi godo una piccola sosta, riprendo fiato e guardo il paesaggio pensando che tra poco ricomincerò, finalmente in compagnia.
A proposito di compagnia, da un po’ di tempo ho un’idea per questa newsletter. Inviare Posta Lenta è un po’ come affidare al mare dei messaggi in bottiglia. Tutto ciò che succede dopo l’invio è sempre una bella sorpresa. In due anni circa da quando ho cominciato a scrivere questa newsletter, ho ricevuto tante risposte che sono diventate conversazioni, scambi, scoperte.
Mi piacerebbe dare uno spazio a tutto ciò che non si riduca alla sezione dei commenti. Una rubrica, un luogo fisso per incentivare ancora di più il dialogo e la condivisione, come accade ad esempio nella newsletter di
o nel podcast di Joanna Penn (attualmente il mio ascolto preferito).Dedicherei questo momento alle tue impressioni sulla newsletter che hai appena letto, a un tuo consiglio (libri?) legato a un argomento che ho trattato qui, a un semplice pensiero che ti è venuto in mente alla fine di Posta Lenta, a una recensione lasciata al mio romanzo, alla tua risposta a una mia domanda.
Insomma, di possibilità ce ne sono tante e, se la cosa andrà in porto, capiremo strada facendo quale preferire. Per capire se può funzionare, però, ho bisogno del tuo parere. Ti piacerebbe leggere una sezione di questo tipo? E, soprattutto, come vorresti che si chiamasse?
Fammi sapere cosa ne pensi. Come primo esperimento, condividerò le risposte (e i suggerimenti) nella prossima newsletter.
Grazie!
A presto,
Andrea
In attesa del nuovo romanzo, ti ricordo che La chimica dell’attimo è disponibile in una nuova edizione (non male la copertina rigida, vero?). Puoi acquistare la tua copia nel negozio che preferisci. Se invece lo hai già letto e ti andrebbe di sostenere il mio lavoro, puoi farlo lasciando una breve recensione con cui aiuterai altre persone a conoscere questa storia. Anche se non piace a tuttə, Amazon è il posto in cui le recensioni contano parecchio. Al momento, La chimica dell’attimo ne ha sette. Sarebbe bello (e utile) fare cifra tonda. Che ne dici, vogliamo arrivare almeno a dieci?