Rami
Bentornatə o benvenutə a Posta Lenta, la newsletter di chi si ferma sul marciapiede per afferrare i ricordi improvvisi.
Quando frequento quartieri e città nuove per un po’ di tempo, cerco sempre le biblioteche. Mi informo per trovarne una vicina, ci vado per vedere che aria tira, com’è l’atmosfera. Quando entro, è come se riprendessi un discorso interrotto pochi minuti prima. Se è la prima volta che ci metto piede, giro tra gli scaffali, cerco i posti in cui sedermi a leggere o a scrivere, guardo le persone attorno a me, prendo confidenza. Mi piace tornare, magari trovare uno o due volti già incontrati, partecipare a un silenzioso rito collettivo.
Questi giorni sono andato spesso a scrivere alla New York Society Library, che si trova nell’Upper East Side ed è stata fondata nel 1754. Ha una bella atmosfera dark academia e mi sta accompagnando per un bel pezzo di scrittura del nuovo romanzo. Dopo settimane di blocco, ho scritto più di metà della prima stesura e conto di finire presto, così da metterlo un po’ a bagno all’inizio dell’autunno. Mi piace l’idea che tutti i posti in cui l’ho scritto siano come un collage trasparente nascosto tra le pagine, di cui magari riuscirò a ricordarmi anche a distanza di tempo.
🗽 Newyorkesità
Rimanendo in tema biblioteche, ho scovato una storia che non conoscevo proprio partendo dalla New York Public Library. La celebre sede centrale di Manhattan, al Beaux-Arts building tra Fifth Avenue e 42nd Street, è stata inaugurata nel 1911 e davanti all’ingresso ci sono le sculture di due leoni, chiamati Patience e Fortitude. Cercando qualche informazione, ho scoperto che il modello dei leoni, divenuti simbolo della NYPL, fu disegnato da Edward Clark Potter, mentre le sculture furono realizzate dai Piccirilli Brothers, utilizzando marmo rosa del Tennessee. Incuriosito, ho provato a seguire la vicenda di questi fratelli.
La loro storia inizia con Giuseppe Piccirilli, nato a Roma nel 1844. Combattente garibaldino, passa da Massa-Carrara, dove conosce Barbara Giorgi, sua futura moglie. Finita la guerra d’indipendenza, Giuseppe si stabilisce in Toscana, apre un laboratorio per lavorare come scultore e mette su famiglia. Nascono Ferruccio, Attilio, Furio, Masaniello, Orazio, Getulio e Jole. Nel 1888, la famiglia Piccirilli si trasferisce a New York, dove Giuseppe e i figli continuano a fare ciò in cui riescono meglio, cioè intagliare e scolpire la pietra. Dopo un periodo a Manhattan, Barbara si ammala e il medico le consiglia di spostarsi in campagna, così la famiglia si trasferisce nel South Bronx, dove apre un grande laboratorio a East 142nd Street.
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Ancora oggi New York è un cantiere in perenne costruzione e immagino che a inizio Novecento non fosse da meno. In questo fervore costruttivo, i Piccirilli Brothers ebbero un ruolo di primo piano, sia realizzando modelli disegnati da altri artisti, come per i leoni della NYPL, sia (nel caso di Attilio e Furio) scolpendo diverse opere in prima persona. È così che il nome dei Piccirilli si lega a tante sculture e monumenti sparsi per tutta la città e non solo, diventando una specie di filo conduttore fatto di marmo. Loro sono i bassorilievi dell’arco di Washington Square Park, del frontone dell’edificio della Borsa a Wall Street, del Brooklyn Museum, così come loro è l’enorme statua del Lincoln Memorial, a Washington D.C.
I Piccirilli hanno intagliato e scolpito per decenni, anche se il loro nome non compare su tante delle opere a cui hanno lavorato, perché disegnate da altri artisti. Erano amici di Enrico Caruso, che andava a cantare nel loro laboratorio, e di Fiorello LaGuardia, lo storico sindaco di New York, per il quale Attilio realizzò le statue funebri dedicate alla moglie e alla figlia. La loro storia si interrompe con la morte di Attilio e Getulio, nel 1945, dopo le quali il grande laboratorio nel Bronx viene chiuso. L’edificio rimane in disuso fino agli anni Settanta e infine demolito (al suo posto oggi c’è una Sala del Regno dei Testimoni di Geova).
È in questo modo che New York mi racconta le storie. Cammino e ci rimango impigliato come fossero rami bassi, così mi fermo a guardare e mi intrufolo dentro una strada che non conosco, certo che alla fine mi porterà da qualche parte. Se ti interessa saperne di più sui Piccirilli Brothers, puoi andare qui.
A presto,
Andrea
P.S. Dato che sono sempre alla ricerca di nuovi spazi per scrivere, condividere e dialogare (tradotto: non c’ho mai pace), ho fatto questa cosa un po’ vintage di aprire una Pagina Facebook. Proverò a popolarla con aggiornamenti sui miei libri e le mie scritture. Se ti piace Facebook e vuoi seguirmi anche lì, questa è la pagina.
🎥 Poi con calma me lo guardo
Concludo questa newsletter ricordando Michela Murgia, con il discorso pieno di bellezza che Chiara Valerio ha tenuto nel giorno del suo funerale, insegnandoci che “Il futuro è l’unico tempo che esiste”, anche quando si ricorda.
🗞️ Passeggiata in edicola
Michela Murgia, scrive Francesco Costa sul Post, «Diceva cose che nessuno aveva detto prima e altre che avevamo già sentito ma che lei sapeva dire meglio». In questo ritratto pubblicato su Lifegate, Chiara Boracchi ripercorre la sua vita e la sua carriera da «intellettuale unica».
Le biblioteche sono sempre dei luoghi magici. Grazie per questa passeggiata storica!