Nota newyorkese
Ottobre è passato e già mi manca. Ogni giorno di cielo azzurro è stato un regalo inaspettato e prezioso, di quelli che metti subito in tasca temendo che, guardandoli troppo, finiresti per consumarli.
Diario di scrittura
Inutile girarci attorno. Nonostante l'entusiasmo del mese scorso, la riscrittura del nuovo romanzo non sta procedendo come speravo. Ho persino pensato di accantonarlo per dedicarmi a un'altra storia, ma sento che non sarebbe la scelta giusta (non adesso, almeno).
L'idea della storia mi piace e mi intriga, ma temo di non aver ancora centrato bene il protagonista. Ho paura di sprecare tempo con una riscrittura che alla fine potrebbe sembrare una nuova prima bozza.
Per evitare la frustrazione, cerco di concentrarmi sull'appuntamento quotidiano con la scrittura, anziché sugli obbiettivi o sulla tentazione di rimettere tutto in discussione. Mi presento al computer ogni giorno, anche solo per lavorare su una scena, scrivere un paragrafo o fissare lo schermo. L'importante è esserci, indipendentemente dai numeri.
Giorni fa ho ricevuto la newsletter di
. Come capita spesso, le sue parole hanno risuonato con i miei pensieri:Era l’ennesimo sabato di Dai, devo ancora finire la newsletter, però faccio subito, che ci metto. Era sabato scorso, dopo una settimana tosta in un mese tosto, alla faccia di tutti gli equilibrismi e la disciplina e l’agenda piena solo il giusto. Non era una questione di mancanza di idee, la pianificazione dei temi la organizzo sempre molto prima. Era il corpo che non voleva proprio saperne di rispondere al comando Adesso ti metti e scrivi.
Scrivere per me è un lavoro, e come tutti i lavori, richiede disciplina. Passione e buone intenzioni non bastano. Se la scrittura del nuovo romanzo continuerà a non funzionare, dovrò cambiare qualcosa, altrimenti finirò per procrastinare e sabotare la storia.
Essere un autore indipendente mi dà la libertà di decidere come lavorare e con chi collaborare. Posso stabilire se, come e quando pubblicare, senza scadenze imposte da altre persone. Questa libertà è entusiasmante, ma senza disciplina e chiarezza, può facilmente diventare un ostacolo.
Le storie come vuoi
Come autore, forse dovrei imparare dalle mie abitudini di lettore. Quando si tratta di libri da leggere, infatti, sono molto più aperto al cambiamento e alla sperimentazione.
Nel tempo, ho imparato a lasciare andare le storie che non mi coinvolgono. Oggi per me non esistono più libri o generi da leggere o finire per forza: se una storia non mi conquista, passo oltre, senza sensi di colpa. Ho allenato questa flessibilità anche grazie ai diversi formati di lettura.
Una volta preferivo comprare i libri cartacei, anche solo per guardarli, sfogliarli, vedere la mia biblioteca crescere. Poi, nel 2011 acquistai il mio primo Kindle, facendomelo spedire in Italia dagli Stati Uniti. Era il modello ormai vintage con la tastiera, che ha funzionato alla perfezione per un decennio, fino a quando ho pensato bene di sedermici sopra.
Da allora, ho alternato libri cartacei ed ebook, fino a quando non ho avuto bisogno di fare spazio, lasciare andare e sentirmi più leggero. Il minimalismo (insieme ai traslochi e agli spazi ridotti degli appartamenti newyorkesi) mi ha spinto a preferire i libri digitali, i prestiti bibliotecari e, più recentemente, gli audiolibri.
Grazie alla New York Public Library, ho la fortuna di accedere a libri, ebook e audiolibri, sia in inglese che in italiano. Quando acquisto un libro, di solito opto per l’ebook. Se ho bisogno di averlo a portata di mano per rileggerlo e annotarlo o se gli riconosco un valore affettivo, scelgo la versione cartacea (ma sto diventando sempre più selettivo).
Il risultato è che leggo un po' di più, con costanza e maggiore curiosità. E credo che, come scrittore, in questo momento abbia bisogno delle stesse cose.
A presto,
Andrea
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Consigli
Non guido e non ho la lavastoviglie, il che significa che ogni giorno trascorro molto tempo camminando e lavando i piatti. Quando posso, approfitto di questi momenti per ascoltare podcast e audiolibri. Di recente, ho ascoltato Il senso del dolore di Maurizio De Giovanni (letto da Paolo Cresta). Non avevo mai letto nulla di De Giovanni né della sua serie sul Commissario Ricciardi, ma è stato un ascolto coinvolgente che mi ha trasportato in una Napoli degli anni Trenta, noir e spettrale, con un protagonista di quelli da cui non vorresti staccarti.
Ora, invece, sono impegnato con un altro romanzo storico, sempre ambientato in Italia. Un piccolo indizio: è mooolto famoso ed è il primo di una saga di due libri. Spero di finirlo entro la prossima newsletter, ma intanto... hai già indovinato il titolo? 🤓
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Mi ritrovo molto in quello che dici sulla scrittura, perchè anche io alterno momenti di esaltazione a fasi un po' più stagnanti. Penso sia normale e fa parte del percorso di ogni scrittore. L'importante è andare avanti, anche solo una scena alla volta.
PS: i libri di De Giovanni sul commissario Ricciardi sono ottimi e molto evocativi