Una mattina alla volta
Bentornatə o benvenutə a Posta Lenta, la newsletter di chi fa il giro largo per ascoltare la canzone fino alla fine.
Riferendosi al fenomeno che ci fa vedere sfocati i contorni dei paesaggi in lontananza, Leonardo da Vinci parlò di “prospettiva dei perdimenti”. Lo sentii dal mio professore di storia dell’arte del liceo e mi è rimasto impresso perché mi parve una definizione molto suggestiva. Ci ripensavo l’altro giorno, mentre guardavo il sole oltre la finestra che spuntava dalle montagne chiare.
Dall’inizio di marzo mi sveglio sempre poco prima dell’alba. Uno dei miei modi per affrontare i periodi incerti è ridisegnarmi le certezze, dando spesso loro la forma di nuove abitudini. Quella di svegliarmi molto presto, in realtà, per me non è proprio un’abitudine nuova. Diciamo che l’avevo un po’ dimenticata. Ho ricominciato a svegliarmi presto dopo aver letto The Miracle Morning For Writers, una sorta di spin-off del best-seller di Hal Elrod in cui si applica il suo metodo (la Miracle Morning, appunto) alla scrittura.
Senza andare troppo sul tecnico (se vuoi saperne di più, scrivimi e ne chiacchiero volentieri), alla base della Miracle Morning c’è l’idea di ricavare uno spazio nella nostra giornata da dedicare alle pratiche considerate utili al benessere psico-fisico e di conseguenza alla produttività (nel mio caso, alla scrittura). Lo so, sono passato dalla citazione poetica di Leonardo a ’sta cosa un po’ new age, ma non lo faccio per convertirti alle alzatacce o alla meditazione. Anche perché la Miracle Morning può essere una scusa come un’altra concedersi una delle varie attività che la compongono, come svegliarsi per leggere un bel libro o per scrivere il proprio diario.
Più che altro ci tenevo a condividere con te il piacere e l’utilità che sto provando, una mattina alla volta, nel fare ordine facendo spazio sia nella mia giornata sia dentro di me. Può sembrare ridicolo, ma facendo stretching all’alba mi sono venute in mente idee, storie e progetti che, nel turbinio di pensieri che mi attraversa in questo periodo, hanno trovato posto portando con sé una gradita serenità e permettendomi quasi di terminare la riscrittura del nuovo romanzo.
Ora però dimmi di te. Se potessi ritrovare un’ora da dedicarti ogni giorno, per cosa la useresti? Che c’è nella tua prospettiva dei perdimenti?
A presto,
Andrea
P.S. Chi si iscrive a Posta Lenta ora riceve un mio racconto in omaggio che si intitola “Nella notte in cui non ci siamo ancora lasciati”. Se sei già iscrittə, lo trovi anche tu scorrendo fino in fondo questa e-mail, come ringraziamento per il tuo sostegno. Dopo averlo letto, se ti va rispondi a questo messaggio per raccontarmi cosa ne pensi.
Passeggiata in edicola
Oggi si passeggia insieme a siamomine, grazie a cui ho inserito nella sacca delle letture due articoli che parlano di come le parole e i racconti possano illuminare gli spazi lasciati in ombra dagli algoritmi o dai tabù.
Hai presente le emoji della pesca e della melanzana o quelle parole strane, con lettere mischiate a numeri e simboli, minuscole e minuscola, che a prima vista sembrano i nick improbabili (un po’ coatti un po’ tenebrosi) che si usavano su MSN? Ecco, tutto ciò costituisce il nuovo modo di scrivere online, il cosiddetto algospeak. Lo racconta Roberta Cavaglià, notando anche che “non farsi capire dai potenziali alleati è il prezzo da pagare per non farsi scoprire dagli avversari”.
Adesso invece facciamo un salto indietro di vent’anni, quando cominciano a spopolare gli SMS. Bei tempi, eh? Il limite dei caratteri, i k6? e i tvb. Se ci affacciamo in Giappone, però, scopriamo che i messaggi sono diventati lo strumento per diffondere veri e propri romanzi, detti keitai shōsetsu. Cos’hanno di speciale? Raccontano quello che altrove non viene raccontato e, come scrive Priscilla De Pace, ancora oggi ci parlano del nostro modo di stare online.