Tornare
Di pensieri sul mare, compleanni in viaggio, storie che ricominciano, elaborazioni del lutto
Bentornatə o benvenutə a Posta Lenta. Questa newsletter arriva puntuale dopo una settimana extra di pausa, a dimostrazione del fatto che qui la fretta non è di casa, ma l’impegno sì (tiè, ho trovato anche lo slogan da venditore). Proprio per questo, sarà una puntata più corposa, in cui troverai piccoli cambiamenti, ritorni e una notizia che non vedevo l’ora di condividere. Andiamo? Andiamo.
Nell’ultimo mese sono successe un po’ di cose. Ho compiuto gli anni, anzitutto. Non ho mai avuto uno splendido rapporto con il mio compleanno, ma di recente sto cercando di farci la pace. Il fatto che quest’anno lo abbia trascorso in volo per tornare in Italia in vacanza, poi, credo che abbia dato ai miei trentaquattro anni un inizio inedito, che mi piace considerare ben augurante.
Non tornavo in Italia da parecchi mesi e rimanere lì due settimane mi ha permesso di interrogarmi sul senso stesso del ritorno e dell’appartenenza. Oltre al piacere di rivedere persone care, ho vissuto di nuovo luoghi familiari, domandandomi spesso come mi sentissi, cosa ci fosse di ancora familiare.
Sono cresciuto a pochi minuti dal mare. Anche se preferisco la montagna, la presenza del mare per me è scontata. Nelle giornate noiose di provincia, il fatto stesso di poter andare a passeggiare in spiaggia, d’inverno, ha sempre rappresentato una possibilità di slancio, un modo per permettere ai pensieri e alle insoddisfazioni di prendere il largo, anche solo per fantasticare un po’ prima di riavvicinarsi alla riva. Tornare a passeggiare di fronte al mare, a quel mare, è stato un po’ come mettere a confronto i desideri di prima e i desideri di adesso, le aspettative degli anni passati e quelle del presente. Dal litorale romano all’Hudson River, da mare a fiume che diventa oceano, da acqua ad acqua. Cosa c’è in mezzo?
Come dicevo, nelle settimane passate c’è stato anche il mio compleanno, un momento in cui cedo alla tentazione di riflettere, misurare e osservare ciò che ho alle spalle e ciò che ho davanti. Divento (più del solito) contemplativo, ma credo che abbia senso. Compiere gli anni è pur sempre un momento di passaggio, per quanto la si voglia considerare soltanto una data, o un semplice numero. Inevitabilmente, si passa per andare da qualche parte, ci si confronta con il fatto di essere in viaggio. D’accordo, ammetto che la coincidenza tra le vacanze e il compleanno possa aver accentuato questo aspetto nella mia riflessione. Del resto, non mi era mai capitato di compiere gli anni in volo sull’oceano, tra la casa di adesso e quella di prima.
Concentrato su questi ritorni, ho preso (l’ennesima) pausa dall’ultima revisione del nuovo romanzo. Posso dirti che, quando nei giorni scorsi ho preso in mano il manoscritto stampato per ricominciare, ho provato un’immediata repulsione, che non è proprio il migliore degli inizi. Ti ho parlato più volte del mio rapporto con questa storia, di come sia stanco di lavorarci, ansioso di condividerla e al tempo stesso ancora indeciso e protettivo. Rimanere in questa fase sospesa è sia scomodo che comodo, ma mi rendo conto che sta lentamente appannando la mia convinzione.
Un po’ anche per questo motivo, sono contento di poter finalmente condividere una notizia che mi ricorda perché e per chi scrivo storie. Il mio romanzo “La chimica dell’attimo” torna in una nuova edizione. Nei prossimi giorni racconterò i dettagli di questa uscita, ma nel frattempo ci tenevo che fossi tra le prime persone a saperlo. Con l’occasione, mi concedo anche un cover reveal, mostrandoti in anteprima la copertina. Sono molto legato a questo romanzo e la sua ripubblicazione mi darà senz’altro modo di raccontarlo di nuovo, forse persino di più.
Per me e per “La chimica dell’attimo” sarà una nuova avventura. Con orgoglio e gratitudine, posso dire che nel rifugio di Posta Lenta ha preso forma una piccola comunità che, newsletter dopo newsletter, mi ricorda l’importanza della condivisione e del supporto. Per questo, dato che il semplice cover reveal mi provoca tanta emozione (e una bella dose di agitazione), oggi più che mai ogni tuo commento, pensiero o incoraggiamento è ben accetto. Grazie!
A presto,
Andrea
Che mi leggo?
Questo memoir è una lettura che ti prende a pugni nello stomaco. Eppure, pugno dopo pugno, tu continui a rimanere lì, ad ascoltare la storia di Jennette senza poter distogliere lo sguardo, senza voler distogliere lo sguardo. In questo libro ci sono gli anni Novanta e tutti i traumi di un'intera generazione. Attraversarli di nuovo al fianco dell'autrice è un'esperienza dolorosa e illuminante, un viaggio prezioso proprio perché accidentato. Arrivi alla fine del libro sentendo su di te la fatica del percorso. Conti le cicatrici insieme a Jennette e cerchi di fare la pace con ciò che hai letto, rendendoti conto che le storie raccontate in questo modo non possono aggiustare ciò che è stato, ma sicuramente possono dargli significato. Ne parlo qui.
Leggendo La mesmerista, si entra fin dalla prima pagina in un mondo magico ma credibile, che si vuole abitare il più possibile. La trama è intrecciata preziosamente con un'ambientazione costruita con cura, nella quale Sara Simoni è bravissima a collocare personaggi da cui non ci si vuole allontanare. Lena è una protagonista affascinante e sfaccettata, così come Bastiano. Le loro traiettorie e quelle dei personaggi che li circondano delineano una storia avvincente. Una menzione speciale alla scrittura di Sara Simoni, precisa e preziosa al tempo stesso, che rende la lettura di La mesmerista un'esperienza di qualità. Curioso di leggere il volume successivo.
Passeggiata in edicola
Questa rubrica era nata per ricordare le domeniche di quando ero piccolo, in cui la mattina accompagnavo mio padre in edicola a comprare il giornale (per rimediarci qualche bustina dell’album dei calciatori o uno dei miei giornaletti). Col tempo, l’ho lasciata scivolare un po’ di lato, ma nei giorni scorsi ho letto degli articoli interessanti e mi è venuto spontaneo pensare di condividerli qui.
La transumanza degli insegnanti del sud, di Gianluca Nativo (Il Post)
Social media grief, di Roberta Cavaglià (siamomine)
Newyorkesità
Un po’ come accaduto con Passeggiata in edicola, sento che anche questa rubrica potrebbe man mano farsi da parte. L’avevo immaginata come un luogo in cui raccogliere le storie della città in cui vivo, ma ogni tanto mi è sembrato di dover trovare per forza qualcosa, vivendolo come un piccolo obbligo che ha tolto piacere sia alla scoperta che al racconto in sé.
Dato che stavolta non ho storie newyorkesi da condividere, ne approfitto per chiedere la tua opinione su questo e, più in generale, sugli altri contenuti della newsletter. C’è un questionario a cui puoi rispondere in pochi minuti e ti ringrazio fin da ora se vorrai prenderti il tempo per farlo. Conoscere le tue impressioni e le tue preferenze mi sarà molto d’aiuto per riflettere sulla rotta di questa newsletter.
Ma che notiziona 😍 e il libro di McCurdy lo tengo d’occhio da un pezzo, forse sta arrivando il suo momento