Tollerato spaesamento
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Ciao!
Ho alle spalle settimane che mi sono sembrate mesi. Sarà che le ho ingrandite di tante cose: desideri, progetti, letture, storie, partenze, ritorni. Mi sono anche riempito gli occhi di New York, prima di lasciarla. Quando me ne vado, la tristezza si unisce sempre alla preoccupazione di ritrovarla diversa, di perdermi qualcosa di lei e al tempo stesso di perdere qualcosa di me, che svanisce da qualche parte, dissolvendosi in quella dimensione confusa dove scivolano le ore non vissute tra un fuso orario e l’altro.
In questa fase di riassestamento mi costruisco attorno un fortino dove ospitarmi, alzando muri di libri, stendendo pavimenti di programmazioni, ricavando finestre di ricordi. Così alterno clemenza e severità verso me stesso, imponendomi nuove regole e abitudini per velocizzare il processo di adattamento, ma indulgendo anche a un tollerato spaesamento.
Ammetto che la tendenza a programmare ha il sopravvento, quando si tratta di ridisegnare la mia zona di comfort. Così, ispirato anche dai libri di Cal Newport, sto riflettendo sull’efficacia di molti comportamenti, specie di quelli legati alla scrittura e alla produttività in generale. Purtroppo la parola produttività ha quel retrogusto workaholic che me la fa sempre maneggiare con indecisione, perché non sono un fan dello spremersi come limoni più per il gusto di farlo che per il sapore della spremuta. Tuttavia, mettere in discussione le abitudini quotidiane, o anche solo fermarsi a osservarle, è un buon modo per (ri)pensare a ciò a cui teniamo davvero.
Al momento, concentrarmi a fondo nella riscrittura del nuovo romanzo mi aiuta sia ad avvicinare l’obiettivo di terminarlo sia a difendermi dal timore di girare a vuoto come una vite spanata. Inoltre, continuare a calarmi nelle pagine è un po’ come chiedere ospitalità ai personaggi, spostando loro gli oggetti di casa senza che se ne accorgano e senza infastidirli troppo con la mia presenza. Mi dico di far loro un favore, al tempo stesso sono loro a farmi compagnia. La speranza è di convivere ancora un po’ senza esaurire la pazienza reciproca.
A presto,
Andrea
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Sempre belle le tue poste lente, le leggo con molto piacere!:)
Grazie, Cristina! Sempre bello saperlo.