Ritmi
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L’autunno ha definitivamente raggiunto la città. Camminando con l’aria fresca sulla faccia, ogni tanto mi si avvicinano profumi che forse sono ricordi di autunni passati, ma che appartengono anche a questo. Pietra umida, legna che brucia in qualche camino in avanscoperta dell’inverno, piccoli tornado che fanno ballare le foglie prima di lasciarle riposare sul marciapiede.
Le ultime settimane sono state riempite dal trasloco. Soltanto ora che sono rimasti sull’altro lato dell’isola, i luoghi e le abitudini del vecchio quartiere mi appaiono più forti di come credessi. Esplorando l’Upper West Side, così, ora sento convivere la nostalgia e la curiosità. Scheletri, mostri, streghe e manichini spaventosi resistono ancora davanti alle porte di diverse case, ma più aumenta la distanza da Halloween e più gli addobbi mi sembrano innocui. La loro ostinazione mi fa quasi tenerezza, ma al tempo stesso vorrei che sparissero subito, che non fossero in ritardo e che mi permettessero di andare oltre.
Il trasloco e i suoi scatoloni hanno occupato spazio anche dentro la mia mente, per cui ho preferito prendere una pausa dalla scrittura e dal lavoro sulla storia nuova. In compenso, ho ricevuto i primi riscontri dal gruppo di beta-reader. Affidare loro il romanzo nuovo in anteprima si è rivelata un’esperienza davvero preziosa. Mi ha ricordato quanto sia speciale mettersi a parlare delle storie e ascoltare come le pagine che scrivo cambiano a seconda di chi le legge. È stata la mia prima volta con un gruppo di beta-reader e l’esperimento mi ha convinto molto, diventando una risorsa su cui contare anche per le prossime storie.
Ora rimetterò mano a questo romanzo seguendo la mappa tracciata grazie a chi lo ha letto e lo sta leggendo, poi vorrei chiuderlo definitivamente per tornare alla nuova storia scritta negli ultimi mesi (nome in codice LR). Penso che la lascerò a riposo fino alla fine dell’anno, ma sono già curioso di vedere come mi apparirà la prima stesura quando la rileggerò, cosa riconoscerò e cosa scoprirò.
Tra non molto, la fine dell’anno e l’inizio del prossimo imporranno con puntuale inflessibilità l’obbligo a lasciare e a ricominciare. In queste settimane e mesi di aggiustamento, quindi, progettare storie nuove è il mio modo per fare ordine e per cercare un passo dentro cui stare comodo, tentando di non farmi sedurre dai ritmi che ho attorno.
A presto,
Andrea
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🗽 Newyorkesità
Di recente per me New York è diventata i suoi parchi i suoi fiumi, come se la città in sé - con i marciapiedi, le strade, i grattacieli - non sia altro che l’interruzione della sua natura, anziché il contrario. Il paesaggio metropolitano, così, è una specie di pausa dentro cui si insinuano le tracce della città vera che, se ti fermi a guardarla e ad ascoltarla, diventa il più ovvio eppure il più resistente dei rifugi.
Carl Schurz Park, nell’Upper East Side, per me è stato spesso questo. Un posto in cui ritrovarmi, un appuntamento con la città che fosse al tempo stesso una fuga dalla città. Il parco non è molto grande, non come Central Park o Prospect Park per intenderci, ma lo è abbastanza per camminare con calma, godersi i fiori e gli alberi ben curati, la vista sull’East River e sul faro di Roosevelt Island. Leggendone la storia, ho scoperto questo parco è tante storie una sopra l’altra. Si può cominciare già all’inizio del Seicento, con il capitano olandese Adriaen Block che fu il primo europeo a risalire l’East River e la strettoia che separa Manhattan dal Queens, chiamata Hell Gate. Storpiatura dall’olandese Hellegat (di etimologia incerta), nei secoli questo nome si è ben prestato a indicare quella parte del fiume molto pericolosa da attraversare per via delle sue correnti e delle rocce che spuntavano dall’acqua, causando numerosi naufragi e tante morti. Nel 1885 la città decise di risolvere il problema facendo saltare con l’esplosivo le rocce del “Cancello dell’Inferno”. Fu un vero e proprio evento a cui assisterono, affacciate sulle sponde del fiume, cinquantamila persone. L’esplosione provocò un geyser alto quasi ottanta metri.
Carl Schurz Park prende il nome dal rivoluzionario tedesco e poi diplomatico statunitense vissuto nell’Ottocento. Proprio dopo la sua morte, nel 1906, la comunità tedesca di Manhattan, concentrata a Yorkville, gli dedicò il parco che fin lì si era chiamato East River Park. Tra le varie storie di Carl Schurz Park, però, ce n’è una che mi piace in particolare. Uno dei suoi luoghi più affascinanti è il Peter Pan Garden, chiamato così per la statua che ne è protagonista. Scolpita da Charles Andrew Hafner nel 1928, è arrivata al parco nel 1975, dove è stata tranquilla per una ventina d’anni finché, nel ‘98, un gruppo di “adolescenti selvaggi” (cito testualmente) non la scaraventò nel fiume. Henry Stern, all’epoca commissario del parco, commentò l’accaduto amaramente: “Pensavo che il suo unico nemico fosse Capitan Uncino”. La statua, per fortuna, fu rinvenuta intatta e venne installata di nuovo grazie al contributo di Celia Lipton Farris, attrice e filantropa britannica che da giovane aveva interpretato proprio Peter Pan nei teatri londinesi.
Se ti interessa conoscere nel dettaglio la storia di Carl Schurz Park, puoi leggerla qui.
📚 Che mi leggo?
Hai bisogno di un lavoretto part-time a cui dedicarti mentre stai studiando. Niente di impegnativo, senz’altro non il lavoro della vita. Nel frattempo, però, la vita succede. Quel lavoretto diventa il tuo lavoro per diciotto anni, riempiendo e al tempo stesso svuotando le tue giornate e la tua stessa identità, definendola con precisione eppure rendendola così difficile da capire per chi ti guarda da fuori. Se questa storia ti incuriosisce, sul blog consiglio di La ragazza del convenience store di Murata Sayaka.
Nelle ultime settimane ho anche riprovato con gli audiolibri, approfittando del catalogo di Rai Play Sound. Così, dopo tanto, ho finalmente ascoltato Bartelby lo scrivano di Melville, letto da Elia Schilton.
🎧 Poi con calma lo ascolto
Nell’ultima puntata di Amare Parole, Vera Gheno racconta di come si sta parlando e non parlando della guerra, soprattutto online. Il suo equilibrio e la sua chiarezza sono una rarità davvero preziosa. Puoi ascoltare la puntata sul Post o direttamente qui sotto su Spotify.
Evviva La ragazza del convenience store!