Ciao, sono Andrea Camillo e questa è Posta Lenta, la newsletter quindicinale dove condivido aggiornamenti e anticipazioni sui miei libri, insieme a racconti personali su quello che mi succede a New York. Grazie di essere qui e buona lettura!
Nota newyorkese
Negli ultimi giorni, la città sembra divertirsi a confondere, o magari a ricordare che non c’è mai niente di certo, specialmente a marzo.
Così ci sono cieli senza nuvole, attraversati da un vento inaspettatamente gelido, che tiene l’inverno ancora vicino, ostinato a sicuro di sé.
I colori dello scorso autunno qui a New York sono ancora impressi nei miei occhi, i profumi di questi ultimi mesi gelati faticano ad allontanarsi. Eppure adesso c’è qualcosa che mi spinge a desiderare quello che ancora non c’è.
Dettagli apparentemente insignificanti, come i tulipani tornati discretamente tra i mazzi di fiori all’ingresso del supermercato, un tramonto che si prende un po’ più di tempo, l’aria tiepida alla sera mentre cammino dalla metropolitana a casa.
Piccole prove di primavera, o magari promesse che rassicurano e ricordano che tutto finisce e tutto inizia.


Diario di scrittura
La parte centrale di un romanzo è notoriamente una delle più difficili da scrivere. È quella in cui devono succedere le cose, il momento in cui la tua storia si rivela per quello che è, incoraggiando chi legge ad andare avanti oppure ad allontanarsi.
La riscrittura del mio nuovo romanzo non ha fatto eccezione. La prima stesura è stata un riferimento abbastanza solido per i primi capitoli, ma non è stata altrettanto utile per la parte centrale, che infatti ho dovuto ampiamente riscrivere.
E se scrivere talvolta non è facile, riscrivere non è una bella festa. Correggere? Ne riparleremo più avanti.
Insomma, le ultime settimane di scrittura sono state una bella gatta da pelare. Mi sono svegliato tutte le mattine pronto a scrivere con i guantoni, per combattere la mia voglia di mollare o per schivare i suoi colpi a tradimento. Così, ogni sessione mattutina di scrittura è assomigliata a un immaginario incontro di pugilato tra me e il romanzo.
Appena abbasso la guardia, arriva il primo gancio: Il protagonista non funziona. Non faccio in tempo a riprendermi che mi raggiunge il montante: Questa storia non interessa a nessuno. Okay, sono riuscito a rimanere in piedi, ma ecco che vedo i guantoni avversari mulinare, prima di far partire una finta di destro (Non), che però è una finta di sinistro (È) e infatti il colpo arriva proprio dall’altra parte, dritto sul naso (Abbastanza).
Non è abbastanza.
Eppure, giorno dopo giorno e “incontro” dopo “incontro”, sono andato avanti. Qualche volta con la motivazione sotto le scarpe, altre con un po’ più di convinzione. Superata la parte centrale, così, ora sto tornando verso la fine, dove la prima stesura si rivela di nuovo utile, quasi un miraggio.
Tutto questo per dirti che, in un modo o nell’altro, questo romanzo e io siamo ancora in piedi e che abbiamo fatto la pace. Anzi, alla fine ci siamo persino ricordati che stavamo dalla stessa parte.
A presto,
Andrea
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