Passeggiate nuove
Bentornatə o benvenutə a Posta Lenta, la newsletter per chi legge l'ultima pagina di un libro e poi si guarda attorno, anche se non c'è nessuno.
Ciao!
Posta Lenta ti arriva con una settimana di “ritardo” rispetto al solito, ma visto il suo nome e la calma che la anima e la circonda, ho pensato di potermi permettere questa posticipazione. Per ripagarti dell’attesa, ti anticipo che questa sarà una newsletter più corposa del solito, tipo inserto domenicale. Racconterò qualche novità, ci sarà la Passeggiata in edicola, consigli di lettura e di ascolto e sperimenterò anche una nuova sezione. Insomma, mettiti comodə, perché ora si va piano.
Ho avuto bisogno di più tempo, perché le ultime settimane me ne hanno richiesto tanto. Sono successe diverse cose, di cui una parecchio importante. Partendo dalla scrittura, dopo più di un mese di blocco sono tornato a lavorare al nuovo romanzo (nome di lavorazione “LR”). Dopo una prima fase di progettazione, ne era seguita una di scrittura con ritmi molto incoraggianti, durante la quale ero riuscito a mettere in cascina un terzo della prima stesura. Poi, però, sono inciampato in un antipatico (perché prevedibile) crollo di motivazione. Ho messo parzialmente la testa fuori dal pozzo grazie a letture e ascolti che hanno rinnovato (e in certi casi proprio illuminato) il mio modo di lavorare e di riflettere sulla scrittura. Tra le novità più rilevanti c’è senz’altro l’ingresso di ChatGPT nella mia cassetta degli attrezzi. Quando avrò messo più in ordine le idee, magari te ne parlerò in una delle prossime newsletter.
Oltre a “LR” e ad alcune novità in cantiere per “La chimica dell’attimo” che spero di poter raccontare al più presto, la cosa più preziosa è successa fuori dalle pagine, in una mattinata che ricorderò per tutta la vita e che mi faceva piacere condividere anche qui con te.
Tre le varie cose, in queste settimane sono tornato a girare per New York come non facevo da un po’. L’ho fatto passeggiando in tanti luoghi della città a cui sono affezionato, soprattutto Downtown. Ho attraversato Washington Square Park, che è magnifico sia quando è affollato ed esagerato sia quando è vuoto e sonnolento. Sono sceso lungo Mulberry Street e Little Italy, ho raggiunto Chinatown prima e il Brooklyn Bridge poi, per percorrerlo tutto come non facevo non ricordo da quanto. La parte migliore della passeggiata, però, te la racconterò tra poco.
Dopo questa camminata, mi sono ricordato cosa provo a fine giornata quando sono stanco e prendo la metropolitana e sento New York sotto la pelle. Mi sono reso conto che questa città mi dà spesso tanti modi per farsi odiare e, per fortuna, tanti altri ancora per farsi amare. Ogni giorno, di nuovo, tanto. Così, a modo suo, continua a indicarmi la strada su cui mi piace camminare, in cui ripetermi quanto sia speciale essere qui.
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🗽 Newyorkesità
Qui parlo spesso di New York e da un po’ mi rigiravo tra le mani l’idea di farlo in un modo più strutturato. Fin qui ho titubato, perché di contenuti sulla città ce ne sono già tanti e già interessanti (su Instagram, ti segnalo Marta aka nyc_pics_and_tips e le giornaliste Simona Siri e Marina Catucci, che con i loro profili tracciano racconti newyorkesi per me sempre preziosi). Poi però, incoraggiato da Silvia, Arianna e Valentina (sì, proprio voi: grazie!), ho capito che parlare qui di New York può essere un’occasione per coinvolgerti nella mia relazione con questa città, facendolo nel modo che mi viene meglio, cioè scrivere e raccontare i luoghi e le loro storie.
Oggi, quindi, inauguro questa sezione o rubrica dal titolo “Newyorkesità” e lo faccio parlandoti della High Line, uno dei luoghi in cui sono tornato durante la mia sopra citata passeggiata. La High Line è un parco costruito lungo il tracciato della vecchia ferrovia sopraelevata che attraversava la West Side di Manhattan. Costruita negli anni Trenta, la West Side Line è stata usata per cinquant’anni, per poi cadere in disuso negli anni Ottanta. Parzialmente demolita, sembrava tracciare una storia ingombrante che non interessava più a nessuno. Dalla fine degli anni Novanta, tuttavia, un gruppo di residenti ha intravisto in quei vecchi binari una strada per qualcosa di nuovo. Così, dopo consultazioni e vari progetti (alcuni dei quali parecchio fantasiosi, come quello di farne una piscina o delle montagne russe), a metà anni Duemila sono iniziati i lavori per trasformare la vecchia sopraelevata in una passeggiata urbana, arricchita dalla presenza della natura che nel frattempo si era riappropriata dello spazio lasciato libero dai treni. Il primo tratto della High Line è stato inaugurato nel 2009 e proprio lo scorso giugno è stata completata un’estensione che permette di accedervi da Midtown, tra 10th Avenue e 30th Street, vicino a Penn Station. Ne è nato un parco lungo 2,3 km che ora attraversa quartieri come Hudson Yards, Chelsea, Meatpacking Dictrict, permettendo di passeggiare letteralmente sopra Manhattan, tra alberti, fiori, piante e opere d’arte (la camminata, per dire, termina con il Whitney Museum, in assoluto tra i miei preferiti, dove tra l’altro puoi ammirare una bella collezione di Edward Hopper).

Passeggiare sulla High Line dà una sensazione straniante, perché New York ti circonda ma è come se tu ci passassi attraverso, un po’ come un safari coi grattacieli al posto dei leoni. I suoi rumori e i suoi odori (soprattutto quelli spiacevoli) ti raggiungono filtrati, devi quasi sforzarti per ricordarti che sei a Manhattan.
Mi piace l’idea di un percorso alternativo nella città, anche se forse un po’ edulcorato. Rende bene l’idea dei livelli che caratterizzano New York sotto tutti i punti di vista, che permettono di fare esperienze differenti e vedere le città diverse dentro la stessa città. Ti accorgi che New York non è mai la stessa, perché cambia quando la vedi tra verde e arte, tra odoracci e traffico o nelle sue viscere attraversate dalla metropolitana.
Se ti interessa saperne di più sulla storia della High Line e vuoi vedere qualche bella foto d’epoca, vai qui.
A presto,
Andrea
P.S. Conoscere le tue impressioni e i tuoi suggerimenti mi è sempre di grande aiuto per ideare e scrivere Posta Lenta. Se ti va, raccontami cosa ne pensi della nuova sezione dedicata a New York e di quest’ultima newsletter. Grazie!
🗞️ Passeggiata in edicola
I social network e il modo in cui li usiamo e viviamo sono un argomento che mi interessa sempre tanto. In queste ultime settimane sto seguendo gli sviluppi che interessano Twitter, compreso il lancio del rivale Threads. Tra i vari contributi che ho letto in merito, ti segnalo Elogio funebre per Twitter di Viola Stefanello e Bilancio di una vita senza social di Michele Serra, entrambi usciti su Il Post.
🎧 Poi con calma me lo ascolto
Quando leggo di cancel culture e di polemiche surreali su film e cartoni animati, perdo un po’ le speranze. Poi per fortuna c’è Vera Gheno.
(Se non usi Spotify, puoi ascoltare la puntata direttamente da qui. Amare Parole è una bomba di podcast, consigliatissimo).
📚 Che mi leggo?
Le letture che faccio per piacere ogni tanto incrociano quelle che faccio per lavorare alle nuove storie. Per “LR” avevo bisogno di leggere qualcosa che parlasse di tante persone costrette a convivere in unico posto, così mi sono imbattuto in Il segreto del rifugio di Mark Edwards (link affiliato). Non leggo molti thriller, ma voglio spaziare un po’ di più con i generi e non mi sono pentito della scelta. Te lo consiglio se vuoi sapere cosa succede a uno scrittore di horror quando finisce in una storia che sembra scritta da lui.
L’altra lettura, invece, è più di nicchia e forse ti interessa solo se anche tu scrivi. Si tratta di Write to market di Chris Fox (link affiliato), un libro che mi ha fatto cambiare decisamente prospettiva su come si può fare questo lavoro con razionalità e calcolo, ottenendo risultati senza per forza snaturarsi.
Quanta bellezza in una sola newsletter! È uno di quei numeri da salvarsi e rileggere, grazie 🥹☺️