Ammaestramenti
Bentornatə o benvenutə a Posta Lenta, la newsletter per chi si ferma a guardare i fiori da vicino anche se poi deve starnutire.
In primavera, New York è bella in modo spudorato. Persino la sua solita indifferenza sembra un po’ scalfita dal compiacimento, come se la città stessa non possa non subire il proprio fascino. Ogni volta la trovo diversa e uguale, ogni volta scopro di poter spostare un po’ oltre i confini di ciò che mi fa provare, aggiornando la geografia del mio amore per la città.
Uscito un po’ malconcio da aprile, ho affrontato le ultime settimane a braccia aperte, lasciandomi investire da tutto quello che c’è stato da respirare. Credo che in questo l’energia di New York nella sua declinazione primaverile mi abbia contagiato, esponendomi a ventate che allontanano in fretta ogni esitazione. Così, superato il jet-lag, ho rimesso in piedi il mio capanno di abitudini, lasciando però spazio per le infiltrazioni, perché troppo spesso mi sono costruito attorno, rimanendo incastrato.
Dopo una pausa più lunga del previsto, causata dal Covid, dalla partenza e dall’arrivo, ho ripreso la scrittura del nuovo romanzo. Sto lavorando come piace a me, scrivendo senza guardare indietro, puntando a finire la prima stesura il prima possibile per ributtarmi poi dentro a tagliare, scavare, martellare. Mi piace continuare a camminare dentro questa storia che assomiglia ancora a una casa sgangherata, popolata da personaggi che non conosco del tutto e che forse proprio per questo sono in grado di sorprendermi. Lavorare a questo nuovo progetto mi sta entusiasmando e anche un po’ divertendo, perciò spero di poter presto condividere con te qualcosa in più.
Tornando a New York, ma al tempo stesso rimanendo tra i libri, l’altro giorno sono riuscito finalmente a vedere al cinema “Le otto montagne”. In Italia non avevo fatto in tempo a trovarlo in sala, così mi ero arreso all’idea di guardarlo in streaming. Per fortuna, grazie a Marta, ho trovato una delle ultime proiezioni qui a SoHo e ho potuto recuperarlo.
Potrei parlare della bravura di Marinelli e Borghi, confrontare romanzo e film, magari dilungarmi su quanto senta la mancanza della montagna nella mia vita. Preferisco, invece, ringraziare Paolo Cognetti per come mi fa camminare nelle sue storie. Che racconti la Val d’Aosta, l’Alaska o New York, la sua sensibilità è un fiume in cui posso rinfrescarmi e riconoscermi. La voce del lemma esempio della Treccani contiene anche ammaestramento, cioè “imparare da lui, seguirlo in ciò ch’egli fa”. Per me le storie di Cognetti, in qualsiasi forma le ritrovi, sono proprio questo: un sentiero da seguire e in cui, a prescindere da dove arriverò, so che imparerò qualcosa.
A presto,
Andrea
Come concordo su Cognetti, tantissimo!